Diritto al cibo - Diritto al futuro!

simona savini
simona savini Greenpeace Staff • 20 Settembre 2022

Perché il movimento Fridays For Future ha scritto un "appello speciale" al mondo agricolo, con l'invito a scendere in piazza insieme in occasione del climate strike del 23 settembre? 

Principalmente perché, come si legge nell'appello: non esiste agricoltura in un ambiente inospitale e, aggiungiamo, non esiste futuro senza cibo. Ma anche perché in un momento di crisi per l'agricoltura italiana e di impennata dei prezzi di alcuni prodotti alimentari, c'è chi soffia sul fuoco dipingendo le istanze ecologiste come "nemiche" degli agricoltori italiani, quando è vero esattamente il contrario. 

Come ricostruiamo nel nostro blog "Diritto al cibo sano e sostenibile: chi ne parla in campagna elettorale?" si tratta di un sistema costruito su misura per imprese grandi e intensive, in cui i gruppi della grande distribuzione organizzata dettano le regole e in cui il commercio internazionale di materie prime alimentari si intreccia con la speculazione finanziaria sul prezzo dei cereali. Un sistema in cui la tutela ambientale è vista come un fastidioso ostacolo alla “produttività”, salvo poi tradursi in fenomeni come la siccità o come “eventi estremi” sempre più frequenti, che abbattono le produzioni (e i produttori) in modo drammatico, con conseguenze anche per i consumatori. O che addirittura mietono vittime, come appena avvenuto nelle Marche.

Un sistema in cui pochi grandi gruppi si arricchiscono, mentre le piccole aziende scompaiono e l'accesso al cibo sano rischia di diventare un miraggio per una porzione sempre più grande di popolazione, anche in Italia.

Per questo Greenpeace ha stilato 10 punti per la transizione ecologica del sistema agroalimentare , che partono dalla riduzione del consumo e della produzione di carne e per questo pensiamo sia importante portare "l'agricoltura in città" in occasione del prossimo Climate Strike. Per rompere un sistema al quale fa comodo vederci separati.

Vi invitiamo a farlo anche nei vostri territori, insieme ai circuiti della piccola distribuzione come i GAS, o insieme a reti di agricoltura biologica, o a tutte quelle realtà che rappresentano l'alternativa che già esiste: quella dell'agroecologia, che può sfamare il mondo!